Espressionismo estremo…
La pittura di Egon Schiele mi ha sempre affascinato: la profondità dei soggetti che traspare, l’immensa malinconia della vita, la forza dei suoi tratti nitidi, rapidi e senza ripensamenti. I suoi ritratti non puntano alla bellezza estetica, non si perdono in dettagli decorativi, ma esprimono tutta l’inquietudine interiore delle persone e, più delle volte, dello stesso autore. È una dimensione psicoanalitica che nasceva proprio in quegli anni, grazie a Sigmund Freud.
Artista indiscusso e anticonformista (abbandonò l’Accademia di Belle Arti di Vienna), Schiele ha il potere di rendere impossibile rimanere indifferenti di fronte ai suoi lavori.
A Milano, presso Palazzo Reale (sì, quello accanto al Duomo), è possibile ammirare alcuni suoi capolavori insieme a quelli dei maggiori autori di quel periodo. Sicuramente non potrò mancare di andarci!

Da wikipedia:
L’attenzione artistica di Egon Schiele è concentrata essenzialmente sulla figura umana, in particolare su quella femminile, che rappresenta con una vasta e varia gamma espressiva:
- Nudi asciutti e taglienti;
- Donne intense, altere, sicure di sè;
- Ritratti ed autoritratti di un profondo spessore psicologico;
- Coppie avvinte in erotici abbracci senza amore.
Una dolce, inquietante ossessione s’insinua tra corpo e mente, scuotendo con energica virulenza tutta la breve vita di Egon Schiele. Una contaminazione artistica che vuole evidenziare il tratto forte e sensuale di uno degli artisti più rappresentativi dell’Espressionismo: il suo interesse per il corpo. Schiele viene influenzato dal linguaggio prezioso e raffinato di Gustav Klimt, ma la sua pittura è un viaggio nell’introspezione psicologica. Con rossi sanguigni, bruni tenebrosi, pallidi gialli e lugubri neri, egli tenta di dipingere il pathos direttamente in paesaggi malinconici, con alberi avvizziti, così come in disperate immagini di madri e figli addolorati. I suoi sono segni che mettono a nudo l’inconscio, assumendo una profondità dai contorni emozionali molto marcati. Sono segni che, caratterizzati da una linea nervosa, quasi nevrastenica, prendono corpo sulla tela in una dissonanza armonica che nega l’estetica e rompe gli schemi tradizionali. L’Io dell’artista emerge, contorce la materia e si ferma nello sguardo allucinato e nelle mani contorte. Mani dove le linee sembrano denunciare il dolore, la sofferenza, la malinconia di un’anima alla deriva.
Schiele descrive i meandri della sua mente, il cupo tormento e il trauma angosciante per la perdita prematura del padre, morto di sifilide. Un evento che segna in modo indelebile anche il suo rapporto con le donne e con l’erotismo. Sulle sue tele compaiono corpi femminili terribilmente provocanti, in pose spesso assurde, verticali, per confondere la spazialità.
L’artista introduce una tensione erotica esistenziale e psicologica per diffondere un messaggio di critica sociale contro la falsità borghese. Più che una liberazione dal sé, la sua arte attesta un conflitto interiore nei confronti delle autorità che lo opprimono: l’Accademia e lo Stato. Su una superficie ruvida e scabra, Schiele mostra senza falsi pudori un erotismo scevro di moralismi e privo di gioia, dove protagoniste sono fanciulle dal volto infantile e dall’atteggiamento deliberatamente impudico, donne dominate da una sessualità disinibita e urlata nel silenzio della loro anima.
Guardandosi intorno, Schiele non può che rimanere affascinato da Van Gogh e, con il suo personalissimo carisma cromatico, pesante e deciso, gli rende omaggio con *La Stanza in Neulengbach*, che si ispira alla *Stanza gialla*. Reinterpreta anche i *Girasoli*, in una versione dai colori bruni e spenti, dove i petali perdono consistenza e acquistano la decadente, tragica forza del vero.
Egon Schiele rivendica l’importanza dell’esperienza interiore e delle sue manifestazioni più o meno violente. Scava nei propri personaggi per metterne a nudo l’anima (spesso proietta le sue inquietudini nelle figure). Schiele è un abile disegnatore, dal tratto nitido, rapido e secco, senza ripensamenti; non concede spazio al decorativismo o al compiacimento estetico. Le sue opere hanno un impatto forte e violento sull’osservatore, che assume quasi il ruolo di interprete psicoanalitico. Trasudano ribellione e provocazione, ma anche angoscia esistenziale.
Schiele sonda, nelle sue figure angosciate, prive di riferimenti storici e contesto sociale, le “pulsioni represse”. Indaga il voyeurismo e l’esibizionismo, una coppia freudiana di piaceri perversi. Spesso, nei suoi lavori, fissa così intensamente – lo specchio, noi – che la differenza tra il suo sguardo e il nostro minaccia di dissolversi ed egli sembra diventare l’unico osservatore, il solitario voyeur della propria esibizione. Ma più che provocatoriamente orgoglioso della propria immagine, appare pateticamente esposto nel suo stato rovinoso. Ormai esaurita la sua funzione di ideale classico (il nudo accademico) e di tipo sociale (il ritratto di genere), la figura diventa quasi un simbolo di disturbo psicosessuale.
Nella fase finale della sua vita, il tratto si fa più nervoso e raggiunge la massima libertà espressiva, dando vita a numerosi paesaggi, soprattutto delle cittadine di Krumau e Neulengbach. Lavori in cui è sempre presente un costante senso drammatico e una visione della realtà sofferta e meditata nell’interiorità.
L’arte di Schiele ci consente, quindi, di perderci nell’infinito esistenziale e ritrovarci a tu per tu con il senso della vita, che sfugge a ogni ordine e si ferma nel magma emozionale di una macchia di colore.

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AHAHAH !!
Dai ema ti ho pure avviasto ;)
Mabbruttobastardo! Mi hai copiato il CSS! Se ti becco…!!! :D :D :D
Ciao,
Emanuele