martedì, Aprile 16, 2024
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Espressionismo estremo…

La pittura di Egon Schiele mi ha sempre affascinato la profondità soggetti che traspare e l’immensa malinconia della vita, la forza dei suoi tratti nitidi, rapidi e senza ripensamenti. I suoi ritratti non puntano al bello estetico, non si perdono in dettagli decorativi ma esprimono tutta l’inquietudine interiore delle persone, ma più delle volte dell’autore stesso, la dimensione psicoanalitica che proprio grazie  Sigmund Freud nasceva in quegli anni.

Artista indiscusso e anticonformista (abbandonò la l’accademia delle belle arti di Vienna) al quale bisogna riconoscere che davanti ai suoi lavori non si può rimanere assolutamente indifferenti…

A Milano, presso Palazzo Reale (si quello accanto al Duomo) è possibile ammirare alcuni suoi lavori assieme a quelli dei maggiori autori di quel periodo, sicuramente non potrò mancare di andarci!

Egon Schiele - Edith Schiele

Da wikipedia:

L’attenzione artistica di Egon Schiele è concentrata essenzialmente sulla figura umana, in particolare su quella femminile, che rappresenta con una vasta e varia gamma espressiva:

  • Nudi asciutti e taglienti;
  • Donne intense, altere, sicure di sè;
  • Ritratti ed autoritratti di un profondo spessore psicologico;
  • Coppie avvinte in erotici abbracci senza amore.

Una dolce, inquietante ossessione s’insinua tra corpo e mente scuotendo con energica virulenza tutta la breve vita di Egon Schiele. Una contaminazione artistica, questa, che vuole evidenziare il tratto forte e sensuale di uno degli artisti più rappresentativi dell’Espressionismo: il suo interesse per il corpo. Schiele viene influenzato dal linguaggio prezioso e raffinato di Gustav Klimt, ma la sua pittura è un viaggio nell’introspezione psicologica. In rossi sanguinei, bruni tenebrosi, pallidi gialli e lugubri neri egli tenta di dipingere il pathos direttamente in paesaggi malinconici, con alberi avvizziti, così come in disperate immagini di madri e figli addolorati. I suoi sono segni che mettono a nudo l’inconscio, assumendo una profondità dai contorni emozionali molto più marcati. Sono segni che, caratterizzati da una linea nervosa, quasi nevrastenica, prendono corpo sulla tela in una dissonanza armonica che nega l’estetica e rompe gli schemi tradizionali. L’Io dell’artista emerge, contorce la materia e si ferma nello sguardo allucinato e nelle mani contorte. Mani dove le linee sembrano denunciare il dolore, la sofferenza, la malinconia di un’anima alla deriva. Schiele descrive i meandri della sua mente, il cupo tormento e il trauma angosciante per la perdita prematura del padre, morto di sifilide. Un evento, questo, che segna in modo indelebile anche il suo rapporto con le donne e con l’erotismo. Compaiono sulle tele corpi femminili terribilmente provocanti, in pose, spesso assurde, verticali per confondere la spazialità.

L’artista introduce una tensione erotica esistenziale e psicologica per diffondere un messaggio di critica sociale contro la falsità borghese. Più che una liberazione dal sè, quest’arte attesta un conflitto all’interno del soggetto individuale nei confronti delle sue discusse autorità, l’ accademia e lo stato. Su una superficie ruvida e scabra, Schiele mostra senza falsi pudori, un erotismo scevro di moralismi e senza gioia, dove protagoniste sono fanciulle dal volto infantile e dall’atteggiamento deliberatamente impudico, donne dominate da una sessualità disinibita e urlata nel silenzio della loro anima. Guardandosi intorno, Schiele non può che rimanere affascinato da Van Gogh e con il suo personalissimo carisma cromatico, pesante e deciso, gli rende omaggio con La Stanza in Neulengbach, che si ispira alla Stanza gialla. Reinterpreta anche i Girasoli, in una versione dai colori bruni, spenti dove i petali perdono consistenza e acquistano la decadente tragica forza del vero.

Egon Schiele rivendica l’importanza della esperienza interiore e delle sue manifestazioni più o meno violente. Scava nei propri personaggi per metterne a nudo la loro anima (spesso Egon Schiele proietta le sue inquietudini nelle figure). Egon Schiele è un abile disegnatore, dal tratto nitido, rapido e secco, senza ripensamenti; non concede spazio al decorativismo o al compiacimento estetico delle sue opere. Le opere di Egon Schiele hanno tutte un impatto forte e violento sull’osservatore, che assume quasi una posizione di interprete psicoanalitico; esse trasudano di voglia di ribellione e provocazione, cosiccome di angoscia esistenziale. Schiele sonda, nelle figure angosciate prive di riferimento storico e contesto sociale, le “pulsioni represse”; egli indaga il voyeurismo e l’ esibizionismo, una coppia freudiana di piaceri perversi. Spesso, nelle sue opere, fissa così intensamente -lo specchio, noi- che la differenza tra il suo sguardo e il nostro minaccia di dissolversi ed egli sembra diventare l’unico osservatore, il solitario voyeur della propria esibizione. Ma per lo più non sembra tanto provocatoriamente orgoglioso della propria immagine, quanto piuttosto pateticamente esposto nel suo stato rovinoso. Ormai esaurita la sua funzione di ideale classico (il nudo accademico) e di tipo sociale (il ritratto di genere), la figura diventa quasi una cifra di disturbo psicosessuale.

Nella fase finale della sua vita il tratto si fa più nervoso raggiunge la massima libertà espressiva realizzando molti paesaggi soprattutto delle cittadine di Krumau e Neulengbach. Lavori in cui e sempre presente un costante senso drammatico e una visione della realtà sofferta e meditata nell’interiorità. L’arte di Schiele ci consente, quindi, di perderci nell’infinito esistenziale e ritrovarci a tu per tu con il senso della vita, che sfugge a ogni ordine e si ferma nel magma emozionale di una macchia di colore.

Egon Schiele - Autoritratto

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